Yoga - Di cosa parliamo quando parliamo di yoga? di Sabrina Querella

“C’è unità quando tutte le parti del corpo partecipano alla stessa attività simultaneamente, questa è la bellezza dello yoga”
Vanda Scaravelli



C’è un forte bisogno di imparare a rallentare per contattare l’interiorità. Per tornare a essere gentili e fare un passo indietro, per non essere travolti.
Vivere freneticamente con inserito il navigatore automatico accelera il processo di invecchiamento e debilitazione del nostro corpo.
Per il nostro benessere è necessario interrompere questo ciclo vizioso. Rallentare e anche fermarci è importantissimo. Le pause ci consentono di ricaricarci e di ritrovare entusiasmo e motivazioni.
La fioritura in Occidente dello yoga e della meditazione conferma il bisogno di maggiore benessere: benessere inteso come miglioramento della qualità della vita e della salute.
Dopo anni di pratica e insegnamento posso affermare con sicurezza una cosa: respirare, allungare e toccare con cura le diverse parti del corpo è una chiave per sciogliere le tensioni più profonde. Lì dove portiamo attenzione e consapevolezza, il corpo risponde con gratitudine, la mente si quieta e il respiro riprende a scorrere liberamente.
Riunire corpo, mente e respiro può portare risultati straordinari. Ma non è detto che avvenga con immediatezza.

L’etimologia di ginnastica (gymnastiké) è ‘arte degli esercizi ginnici’. Dunque una pratica igienica (e disciplina sportiva: è specialità olimpionica) organizzata in serie ordinate di esercizi che sviluppano armonicamente i muscoli, conferendo al corpo tonicità e agilità.

Il significato di yoga è congiungere, unire. Yoga è l’unione dell’anima con lo spirito: raggiungere uno stato di beatitudine da un processo di integrazione delle parti. Lo yoga è filosofia, modo di vivere, luogo in cui arte e scienza si incontrano. Lo yoga è anche studio del corpo, della mente e dell’intelletto. Ma sempre all’interno di un processo.
Gli asana (posizioni) sono una specificità dello yoga. Portano stabilità fisica e mentale, producendo una sensazione di benessere. Costituiscono i primi passi dello yoga, pur non costituendone la finalità. Trasformare la pratica dello yoga in ginnastica non è utile, non è yoga.
Può sembrare paradossale, ma il rischio è proprio perdere i benefici dell’uno e dell’altra.
Purtroppo sta emergendo sempre più una cultura di massa sullo yoga che genera fraintendimenti, oltre a essere davvero lontana dalla reale pratica e dai benefici effettivi.
Ginnastica e yoga sono territori diversi e hanno obiettivi diversi.
Cominciamo da questo: per trarre benefici dallo yoga, competenza e esperienza sono requisiti fondanti nella trasmissione della pratica. E di una pratica che sia adeguata alle esigenze più attuali. Esattamente come per la ginnastica o altre discipline sportive.
Passare da una posizione all’altra, impegnarsi in pratiche estreme: oltre a essere dannoso per la salute, non è yoga e non è cultura dello yoga.
Al contrario aumentiamo il divario tra mente e corpo, sovrastimolando un sistema nervoso purtroppo già molto sollecitato. Impegnandoci inoltre in esercizi fisici che non sempre risultano adatti alla nostra struttura scheletrica o muscolare.
Nello yoga l’asana è un pretesto per rallentare, per ricostruire la relazione con noi stessi e poi anche per sciogliere tensioni annidate in profondità.
Ma il presupposto deve essere un approccio dolce e graduale. Utile a risvegliare i meccanismi di autoregolazione tra le parti e le funzioni di rilassamento. Utile a risvegliare il dialogo tra le cellule del nostro corpo. Utile a percepire a fine sessione una sensazione di autentico benessere!