Cultura

Di cosa parliamo quando parliamo di cultura?
Di noi.
Dell’importanza di rimettersi in gioco. Di imparare di nuovo a imparare, capitalizzare, strutturare, esercitare critica e analisi, fare mappe mentali lineari e circolari.
E dunque la cultura, quella con radici nel terreno e proiezioni nel futuro. Come lo yoga.
E come lo yoga la cultura è millenaria, il parto del pensiero e della volontà dell’uomo di progredire. La cultura è il risultato di un processo: intenzione, desiderio ed evoluzione, visualizzazione per immagini, concettualizzazione, integrazione delle informazioni con le nostre conoscenze pregresse. Fino al bagaglio, al kit per orientarsi nel mondo. E alla conservazione nella memoria di saperi stratificati che giocano con la curiosità di andare avanti.

In qualunque parte del mondo e in qualunque epoca cultura è saper ascoltare. Per quanto non sembri, il mestiere di apprendere non è esattamente solitario. È strategico e arricchente parlare, consultare amici, colleghi, esperti: il confronto serve ad approfondire i concetti, a chiarire i dubbi, a far emergere le inesattezze, a sentire se tutto scorra in modo fluido.

Ma esiste il paradosso: quanto dovrà ancora durare la distinzione tra cultura alta e cultura bassa? Cultura è sapere, non ostentare. Desiderare di conoscere, non tentare di erudire in modo astratto. Cultura è divertirsi, provare piacere, accettare sfide, sorprendersi. Cultura è saper scrivere e saper parlare: non solo alto. Non più burocratese, aziendalese o politichese ma chiarezza e capacità di farsi comprendere. Cultura è convivenza di idee e pensieri critici, bellezza e istruzione permanente per ogni generazione che verrà.
Cultura è mettere in discussione senza dimenticare il potere (prestigio) della norma. Cosa sarebbe la lingua senza la grammatica, quando anche per i sentimenti parliamo di grammatica?
La grammatica è ancora un tabù. Sì, lo è. Eppure... Non c'è nulla di più affascinante delle regole di funzionamento e delle regole di ingaggio. Quando sappiamo far funzionare qualcosa, siamo padroni del meccanismo. Vale anche per il linguaggio. La logica che riposa dietro le regole di funzionamento aiuta a orientarci. Sicuri verso il porto, dominiamo viaggio e tempesta e nulla ci spaventa.

Come dicono dunque i migliori insegnanti, respiriamo e rilassiamoci. E torniamo ad innamorarci della cultura. Torniamo a imparare. Abituandoci a non abituarci mai. È tutto qui il gioco.

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