Sabrina Querella Insegnante YANI (Associazione Nazionale Insegnanti Yoga)

Sono insegnante YANI Associazione Nazionale Insegnanti Yoga.
Ho iniziato lo studio e la pratica dello yoga nel 1975 con Carla Perotti e insegno yoga a Torino dal 1996. Dopo aver studiato il metodo Iyengar, mi sono avvicinata agli insegnamenti di Vanda Scaravelli grazie alla guida attenta di Sandra Sabatini. Vanda Scaravelli è stata allieva di Iyengar e ha ricevuto lezioni anche da Desikachar, figlio di Krishnamacharya. Oltre a essere stata amica personale di Krishnamurti. L’incontro con questi grandi maestri le ha permesso di approfondire la pratica e la filosofia dello yoga e successivamente di elaborare un approccio molto profondo e più a misura di noi Occidentali.

L’approccio dello yoga che insegno si ispira principalmente agli insegnamenti di Vanda Scaravelli.
La consapevolezza del corpo, del respiro e della forza di gravità combinati insieme sono gli elementi essenziali della pratica che sperimento personalmente.
I tanti anni di insegnamenti e la stretta relazione con i miei allievi mi hanno permesso di comprendere le difficoltà che incontra chi si avvicina allo yoga. Per questo ho elaborato un metodo che prevede esercizi specifici di mobilitazione della colonna vertebrale e delle articolazioni, in parte ispirati al metodo Feldenkrais.
Nelle mie lezioni l’attenzione è orientata sull'importanza del respiro e del movimento in risposta alla forza di gravità. Una proposta che va incontro alle difficoltà di allungamento dovute allo stress: il mio yoga contempla la scomposizione della posizione, dell’asana per poter arrivare solo in un secondo tempo alla sua esecuzione completa.

Dunque una pratica yoga che asseconda - e non contrasta - un graduale processo di distensione senza sforzo
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Per me resta centrale la ricerca di una maggiore funzionalità della colonna vertebrale e dell’apparato respiratorio. Gli esercizi di allungamento in accordo con il respiro migliorano l’armonia del sistema muscolo-scheletrico.
Andando oltre i limiti della tecnica e della prestazione, questi esercizi risultano particolarmente a misura di noi Occidentali e dei bisogni fisiologici tipici di società dinamiche e frenetiche. Esercizi quindi studiati per il rilascio dello stress.
Come quello di molti, il mio è stato e continua a essere un viaggio costituito da un passo dopo l’altro, un respiro dopo l’altro, per affermare la centralità di piedi e talloni. Per poi risalire lungo la colonna vertebrale e infine arrivare alla testa. Nella mia pratica non è così importante dove si arrivi con la trazione: è più importante scoprire la forza di gravità e poi percepire un riflesso di anti-gravità in tutto il corpo.

Considero lo yoga una disciplina antica ma dinamica: riunendo la parte fisica con piani e livelli più sottili, consente di entrare in contatto con noi stessi e armonizzare le dissonanze. Un po’ come accordare uno strumento per suonare in sintonia con il resto dell’orchestra.
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Il corpo ha bisogno di tempo per ammorbidirsi, avvertire l’azione della gravità e cogliere il movimento che attraversa la spina a ogni respirazione.

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Lasciandomi consigliare dalla scienza dei luoghi, ho colto l’essenza di uno spazio come piccolo frammento di terra di cui prendermi cura.

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La meditazione è essenziale allo spirito così come cibo e riposo lo sono per il corpo.

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