La Scuola medica salernitana conosceva in modo approfondito la tradizione olistica ante litteram della medicina greca e poi latina. Conosceva i limiti del corpo: lo sforzo fisico e mentale, in caso di eccessiva attività muscolare o cerebrale, sottrae sangue allo stomaco e all'intestino, riducendone notevolmente l'attività.
La locuzione latina Post prandium aut stabis aut lento pede deambulare (dopo pranzo o stiamo in piedi o passeggiamo lentamente) dunque ha attraversato i secoli e come ogni affermazione densa di significato appunto si è trasformata, arricchendosi di senso.
Lento pede oggi significa anche procedere con saggezza, lentamente sì ma con costanza e senza esitazione. Lentamente ma costantemente. Indica dunque una intenzione a non recedere e a proseguire senza tentennamenti. Un aggettivo come lento dunque assume il significato di forza interiore. Sono le meraviglie della lingua e delle sue trasformazioni.
Vogliamo aggiungere anche il concetto di kalipè. Kalipè è un termine usato dagli sherpa himalayani per intendere appunto passo lento e corto. Ma è anche un modo preciso per affrontare la camminata come metafora della vita. La nostra esistenza non è una gara con noi stessi ma davvero l’arte graduale e costante di imparare ad assaporare ogni momento, passo dopo passo. Possibilmente con stupore.